Il Comune di
Cesena punta sui Consorzi Stradali. Così titola l’articolo comparso il
28/07/2013 sul sito del Comune. L'amministrazione comunale prevede di
sostenere le spese di manutenzione delle strade vicinali consorziate nella
misura del 50%.
Infatti, la normativa stratificata nel tempo, che fa
comunque riferimento ad un lontano decreto luogotenenziale n.1446/1918, obbliga
il Comune a costituire un Consorzio stradale laddove una strada privata sia anche
aperta al pubblico transito.
L'apertura al
pubblico transito determina de
facto un interesse pubblico, per la generalità degli utenti, alla
fruizione della strada. In effetti al Comune sembrano aver trovato "la
ricetta" per la gestione della viabilità minore vicinale tramite la
creazione dei Consorzi Stradali che, in tutta Italia, determinano una serie di
conseguenze positive e di sviluppo del territorio. Per esempio, permettono:
·
la percorribilità della viabilità in
sicurezza, assicurando l'intervento in caso di manutenzione ordinaria ma anche
nei casi, per esempio, di sgombero da neve o alluvioni con conseguente
conservazione del valore immobiliare dei fondi dei consorziati.
·
la partecipazione diretta della cittadinanza,
che torna ad occuparsi della "cosa comune" creando valore sociale in
linea con il principio Costituzionale della sussidiarietà.
·
una più strutturata gestione della viabilità
minore per il Comune tramite una pianificazione di sviluppo della rete, magari
prima della acquisizione al patrimonio comunale.
·
l’organizzazione di una “associazione di
portatori di interessi” secondo quei criteri di economicità, efficacia ed
efficienza che devono caratterizzare il Consorzio Stradale (in quanto ente
pubblico, estremamente vicino ai cittadini).
·
il presidio del rischio, derivante dalla
presenza di una assicurazione, che il Consorzio stipula, per eventuali sinistri
stradali.
ecc. ecc.
Per il Comune di Cesena il tema è di
primaria importanza, infatti la rete viaria minore è pari a circa 300 km che,
se rapportate al totale delle strade comunali (circa 600 km), ne rappresentano
circa un terzo.
Come in ogni parte di Italia, la viabilità privata aperta al pubblico
transito assume una importanza completamente diversa rispetto al resto
d'Europa. Questa infatti oltre a determinare la parte preponderante dei
collegamenti nelle zone rurali, collega anche pubblici servizi (scuole, siti di
interesse artistico/culturali) e rappresenta, di fatto, una rete che di privato
ha ben poco, se non il titolo di proprietà.
Nel decennio scorso, il Comune di Cesena,
come altri, si è concentrato sull'espropriazione delle strade che ha
determinato, per soli 55 km di strade vicinali, (scelte da una graduatoria
stilata sulla base di diversi parametri relativi all'uso pubblico delle strade
interessate) un esborso di circa 2 milioni e 410mila euro, serviti non solo per
la loro acquisizione, ma anche per l'adeguamento e la sistemazione.
Tale soluzione, almeno apparentemente e nella
attuale situazione italiana, è probabilmente antieconomica ed inefficace nonché
contraria alla direzione intrapresa dalla Pubblica Amministrazione che guarda
alla compartecipazione delle spese tra privato e pubblico. Tale compartecipazione
sembra essere la soluzione per garantire, da un lato il pubblico servizio,
dall'altro la qualità dell'agire di chi ha un interesse diretto.
Non sempre organizzare le strade private di uso pubblico in Consorzio Stradale
è la soluzione migliore. Deve essere svolta una analisi strutturale delle
strade, aggiornare gli elenchi e muoversi in modo dinamico tra le difficoltà
burocratiche della Pubblica Amministrazione.
Così come spesso la costituzione di
"Consorzi Riuniti" sta generando un effetto negativo che allontana
l'ente costituito "sulla strada" ad un ente costituito "per le
strade" che, se non organizzato secondo i parametri previsti dalla legge e
ai criteri di buona amministrazione, è poco efficace nel garantire il fine per
cui è costituito.
Nel bilanciamento di interessi, pertanto, va
tenuto conto della situazione viaria comunale ed infracomunale, delle
indicazioni programmatiche, piani territoriali e zonali, delle finanze
pubbliche e dello stato di manutenzione della rete viaria.
Una cosa è certa: lo sviluppo è possibile e
passa anche dalla nostra capacità di raggiungere ogni parte del nostro
territorio per costruire quel tessuto economico e sociale da cui il piccolo
può, associandosi, diventare grande e competere nella partita globale che ci
sta facendo faticare.
La strada, lo sappiamo bene, è in salita. Ma
se di salita si tratta, meglio che sia ben mantenuta per ridurre lo sforzo.